Il Marchio FERRARI

 

"La storia del cavallino rampante è semplice e affascinante. Il cavallino era dipinto sulla carlinga del caccia di Francesco Baracca, l'eroico aviatore caduto sul Montello, l'asso degli assi della Prima Guerra Mondiale."

"Quando vinsi nel '23 il primo circuito del Savio, che si correva a Ravenna, conobbi il conte Enrico Baracca, padre dell'eroe; da quell'incontro nacque il successivo, con la madre, la contessa Paolina. Fu essa a dirmi, un giorno: <<Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna>>. Conservo ancora la fotografia di Baracca, con la dedica dei genitori, in cui mi affidano l'emblema. Il cavallino era ed è rimasto nero; io aggiunsi il fondo giallo canarino che è il colore di Modena".

Enzo Ferrari


L'emblema della Scuderia Ferrari apparve per la prima volta nel 1929 su tutte le pubblicazioni, le insegne e le carte ufficiali della Società, ma non sulle vetture, che erano dell'Alfa Romeo e ne riportavano il simbolo sportivo, un quadrifoglio verde in un triangolo bianco.

L'esordio dello scudetto sulle vetture avvenne il 9 e 10 luglio 1932, alla 24 Ore di Spa. Non poteva esserci occasione più propizia: la gara fu vinta dalla vettura di Taruffi e D'Ippolito seguita da quella di Siena e Brivio. Dopo quella vittoria lo scudetto ha contrassegnato tutte le partecipazioni ufficiali della Scuderia Ferrari negli anni Trenta fino al momento in cui ad essa subentrò il reparto speciale Alfa Corse, diretto da Enzo Ferrari, ma gestito dalla Casa milanese.

Il primo marchio sul cofano di una Ferrari apparve sulla 125 di Franco Cortese nel giorno del debutto della Casa di Maranello in gara, sul circuito di Piacenza l'11 maggio 1947. Disegnato dall'Ufficio Tecnico della Ferrari e realizzato dalle Ditte Castelli e Gerosa di Milano e Cristiglio di Bologna, rimase inalterato fino al 1950.

Per distinguere le vetture ufficiali da quelle dei moltissimi clienti che si cimentavano in gara, Enzo Ferrari decise nel 1952 di ripristinare il distintivo sportivo della vecchia Scuderia Ferrari, ammodernato e ingentilito nella forma. Il debutto avvenne il 16 marzo sulle vetture iscritte al Gran Premio di Siracusa, le 500 F2 di Ascari, Taruffi, Farina e Villoresi. Anche in questa occasione si trattò di un trionfo, con Ascari, Taruffi e Farina ad occupare le prime tre posizioni nell'ordine di arrivo. In quello stesso anno Ascari vinse, sempre con una 500 F2, il Campionato del Mondo piloti, il primo dei 25 titoli iridati della Ferrari.

Questo simbolo fu da allora sempre scrupolosamente applicato, tranne sporadiche eccezioni, nella sua forma convenzionale mai più cambiata su tutte le vetture Ferrari di qualsiasi categoria inscritte in gara dal "concorrente Ferrari".

Il cavallino come fregio della maschera del radiatore apparve nel 1959. Prodotto dal torinese Cerrato per le vetture carrozzate da Pininfarina e dall'incisore Incerti per le vetture Scaglietti, era ritagliato da lastre di ottone di 3 mm pantografato e cromato. È rimasto inalterato fino al 1962 e ne esisteva una versione speciale, seghettata e traforata a mano, utilizzata per qualche unità molto esclusiva e per le vetture destinate a mostre e saloni. Fra il 1962 e il 1963 fu presentato il cavallino in rilievo, che non piacque e fu montato solo per un anno perché giudicato stilisticamente e proporzionalmente mal riuscito. Ha dato origine ad una versione successiva (cavallo piatto, pantografato su alluminio e lucidato a specchio), introdotta nel 1964, montata fino al modello BB e ripresa poi nel 1984 e montata sui modelli Mondial, 328 GTB e GTS mentre un'identica versione anodizzata in nero figura sui primi modelli Testarossa e 348.

Un rifacimento del cavallino in rilievo fu riproposto nel 1963 e accolto anche questa volta tiepidamente. Era considerato superfluo perché sulla calandra delle vetture si era ormai consolidata l'applicazione della versione piatta. Ne fu decisa la realizzazione ipotizzandone, semmai, un impiego nella parte posteriore delle vetture, come per le Mondial del 1988-89. Così è nato il cavallino ornamentale destinato alla maggiore diffusione e alla massima notorietà. Sostanzialmente immutato nella forma per oltre 30 anni, è stato infatti montato dietro quasi tutti i modelli, variando soltanto colore e dimensione. Nel 1982 è passato anche sull'anteriore delle vetture, sostituendo il modello pantografato piatto. Dal 1992, con precise codificazioni per l'anteriore e il posteriore, caratterizza l'intera gamma Ferrari.

Dal 1953 al 1961 venne montato sulle vetture disegnate dalla Pininfarina un marchio riproducente le iniziali dei nomi Ferrari e Farina secondo le lettere dell'alfabeto marinaro. Il rombo rosso in campo bianco simbolizza la lettera F che per il designer fu sostituita dalla lettera P (rettangolo bianco in campo blu) quando il cognome Farina diventò Pininfarina. Il marchio è stato abbandonato nel 1964, tranne che per i modelli 2+2. Attualmente, è montato sul tunnel anteriore della 456 GT.

I marchi Ferrari attuali, cavallo nero di Baracca in campo giallo canarino, nelle versioni che distinguono la produzione industriale e l'attività tecnico-agonistica sono depositati e ad essi si riporta ogni altra conseguente stilizzazione grafica della Casa, dai progetti e disegni all'oggettistica Ferraridea, dai distintivi e decalcomanie alle insegne dei servizi di assistenza tecnica, dai documenti ufficiali alle immagini dei Ferrari Club riconosciuti.